L’Italia si solleva. Sono le sorti di qualche migliaio di
povere oche ungheresi a preoccupare il paese. Perché più che altro la notizia
lanciata dalla Gabbanelli è questa non certo il ricarico di un marchio come
Moncler su un prodotto acquistato a prezzo minimo (40 euro circa) da terzisti
dell’europa dell’Est.
La delocalizzazione dell’industria made in italy, i profitti
a scapito dei lavoratori, la bassa qualità delle merci: queste sono notizie
vecchie, già viste e già sentite. Eppure dare una faccia conosciuta e
autorevole al cattivo capitalismo smuove coscienze morte di un paese ancor più
morto.
I social network si animano, la pagina facebook dell’azienda
è assaltata da riscoperti difensori della dignità del lavoro, Selvaggia
Lucarelli si loda e si sbroda con la sua ormai abituale modestia perché prima
influncer del web a dare risonanza al servizio di Report, boicottaggi
improvvisati e maldestri dei piumini di Ruffini accendono il dibattito di
questa giornata.
Ma come ogni vampata istantanea, vigorosa e potente di
spirito civico mi chiedo: cosa resterà ? Davvero le azioni del resuscitato
marchio nato in terra di Francia crolleranno a picco ? la verità di una bella
inchiesta vincerà sull’inganno di un prezzo insensato svincolato da qualità e
valore ? Remo piangerà lacrime amare e gli italiani combatteranno la legge del
più furbo per scegliere il giusto a scapito dell’opportunismo ?
Mah, resto in attesa.
Resto in attesa del freddo inverno combattuto dagli
italiani con quel piumino da 800 euro che hanno faticato tanto a comprare e che, nonostante le piume d’anatra scadenti e il lavoro schiavista che c’è dietro, fa
sempre la sua e figura, soprattutto perché tutti sapranno certo quanto costa ma
forse avranno dimenticato quanto e cosa vale.
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