lunedì 24 febbraio 2014







Quanti di voi nell’ultima settimana si sono trovati la bacheca intasata di video di ubriaconi da medaglia d’oro? Ve lo dico io tanti. Quanti sanno cosa stanno facendo? Mi spiego: quanti saprebbero googlare qualcosa di sensato che non fosse video alcolico o parole che nella loro originaria natura semantica non hanno nulla a che vedere con il drinking game in questione come “ringrazio per la nomination…” ottenendo come risultato una foto di Renzi con la sua supersquadra di governo?  Ve lo dico sempre io, pochi.

E ne sono certa perché di cortometraggi da autore con protagonisti boccali, pinte, shot, mix micidiali di veleni, dentifricio, cibo scaduto con una spruzzata di vodka e gin ne ho visti parecchi, di hashtag quasi nessuno. E noi, generazione figlia di instagram e twitter, potremmo mai risparmiarci un cancelletto sputtanato solo per guadagnare dignità e autonomia intellettuale? NO. Ne deduco che voi, come la me di dieci minuti fa, non abbiate idea di come taggare il vostro ultimissimo passatempo con la controindicazione del coma etilico, ma anche questo ve lo dico io:  l’hashtag che cercate è Neknominate.

Nasce in Australia già nel 2013, anche se il video madre sembrerebbe essere il riuscito esperimento di un giocatore di Rugby del London Irish, Ross Samson. Il drinking game ha, poi,  rapidamente contagiato Usa e Europa per approdare, col dovuto ritardo, anche da noi, attecchendo in principio nella nordica Milano: che si sa ha un altro passo. 

Per chi avesse avuto la fortuna di non dover subire immagini in cui amici, più o meno stretti, sembravano essere gli attori di uno spot terroristico distribuito dall’alcolisti anonimi, provvederò a descrivervi il drinking game della stagione nelle sue fasi principali:




Un ragazzo/a apparentemente normale, quindi senza manifesti desideri di perverso protagonismo, condividerà un video, sul suo social network preferito, in cui ripete la formula ormai catartica che include ringraziamento del precedente attore della catena e accettazione della sfida. Lui o lei, poi, provvederà a scolarsi in un unico sorso un quantitativo di alcool variabile, ciò significa che possiamo passare con noncuranza dallo shot dei più timidi al mezzo litro di Absolut dei veri professionisti. Seguono, in ultimo, nomination, in origine due ora generalmente tre, che istigheranno i malcapitati di turno a superare in cazzataggine chi li ha preceduti e alzare il livello della prestazione.


L’escalation innescata ha prodotto risultati inaspettati, giovani di tutte le nazioni hanno liberato la loro immaginazione inondando il web di prestazioni da guinnes della deficienza: c’è chi beve da un cono da cantiere, chi da una canna dell’acqua fatta passare fra gli slip di una ragazza, chi addirittura dalla tazza del water. Ma chi siamo noi per giudicare ? Chi siamo per bollare l’esuberanza giovanile seguendo vecchie e monolitiche categorie di moralità? Nessuno, non fosse per quel piccolo dettaglio delle 5 morti attribuibili al Neknominate neanche staremmo qui a parlarne.



La stampa inglese scrive di 5 morti e il GLA, cioè la voce dei governi locali inglesi, se la prende con il web e con faccialibro sopra a tutti. La cura per questo nuovo morbo sembrerebbe essere la censura. Genitori pietrificati dalla degenerazione della loro progenie pregano Mark di oscurare le immagini, staccare la spina per salvare gli incoscienti. Ma Facebook dice e no e il virus si espande, mangia le distanze, diventa globale, incanta generazioni per anagrafica più vicine a Peppa pig che all’evasione regalata da una bottiglia di alcool e non si arresta.

Vivere in un mondo mediato dai supporti informatici, dalle piattaforme e dai social ci ha incastrato in una logica schiacciante per cui il fuso del circuito multimediale è la matrice originaria di tutti i mali del mondo, come il dispensatore di ogni bene. Perché prendersela con Zuckerberg ? Perché il web e l’informazione libera non possono essere lo specchio fedele di questo mondo ? perché dobbiamo arrogarci il diritto di formare invece che informare ? Perché la pedagogia e la morale non la lasciamo alla scuola, alla famiglia ?


Perché non chiedersi il motivo vero per cui un ventenne si spinge così oltre il limite da perdere la vita ? Perché non parliamo di questo invece di staccare o meno la spina della libertà d’espressione ?

giovedì 20 febbraio 2014








When we are not sure, 
we are alive.


                                                       G.G.











lunedì 17 febbraio 2014






Una nave è sicura in porto. 
Ma non è stata costruita per questo.

venerdì 14 febbraio 2014



Scrivere qualcosa di cattivo su San Valentino è come sparare sulla croce rossa. La festa degli innamorati è solo una copertura, da qualche tempo S.V. è diventata l’occasione che i single aspettano 364 giorni l’anno, per sputare veleno oltre il confine che divide gli amati dai non amati. Siamo in guerra da sempre e per sempre ma in questo giorno smettiamo di nasconderlo. Il buongiorno del 14 febbraio prende più o meno queste forme: “San Valentino la festa di ogni cretino”, “Cupido cambia mestiere”, seguono scoperte sensazionali come: “ma lo sapevate che l’anagramma di San Valentino è »una sveltina no?»” e giù like come se piovesse.

E se questa battaglia non esistesse ? se la differenza tra un “noi” e “loro” non ci fosse mai stata, in questo venerdì, come in tutti gli altri giorni dell’anno ? Chi può dire che cos’è amore e cosa non lo è ? L’amore è quello di una vita, la mano tesa sempre offerta e mai richiesta, è chi ti resta accanto volando leggero o remando con forza.  L’amore è la cena studiata, la dichiarazione diabetica, la foto stampata su un cuscino, ed è la follia che ti permette di fare tutto questo senza vergognartene. E fin qui siamo d’accordo. Tutti.

Poi però c’è l’amore di un minuto, la seduzione di un’ora che si esaurisce senza rimpianti, la complicità istantanea di due corpi nati per essere complementari, la scoperta di sapersi sentire vicini anche se sconosciuti in una chiacchiera alcolica delle 4 di mattina o dentro una  canzone stonata urlata casualmente insieme sotto una consolle, al live Kom, Campo Volo, o dove volete voi.  Uomini e donne vivono per incontrarsi, ma prima ancora vivono per cercarsi, vivono d’attesa, di rincorse verso mete fumose, di dipendenza emotiva e ossessioni irreali.

L’amore è solo l’infinito di un verbo ad infinite declinazioni.

Fate l’amore. Non fate la guerra.


Happy Valentine’s Day People.








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lunedì 10 febbraio 2014


 Different Kind of Love 






Ma magari queste sono solo mie illazioni, pensa Nina, e in realtà Giulio è innamorato pazzo di sua moglie. Chissà con quante donne la tradisce oltre che con me, si domanda ogni tanto. D'altronde se deve tornare tutte le sere da lei non è che abbia molto tempo libero: e se la tradisse solo con me? Mi farebbe piacere, ammette Nina con se stessa. Non so perché ma mi farebbe piacere. 
Questo però non toglie che Bernardo sia la sua vita. Non qualcosa a cui dover fare ritorno ogni sera: qualcosa a cui voler, fare ritorno. 
E allora cos'è Giulio?
Che cos'è Giulio. 
Qualcosa che non era nei piani. Qualcosa che non c'entrava niente. Che non c'entra, niente. Un mistero da accettare. Che più pensi di poter dominare, più in quel momento ti domina.
Una passione scomoda.
Sinistra. 

Chiara  Gamberale 
Passione Sinistra 





sabato 8 febbraio 2014



Il lamento è l’ultima frontiera della comunicazione. Abbiamo sempre, tutti, bisogno di esprimere il nostro malessere, intasiamo le nostre bacheche facebook di citazioni strappalacrima, ci isoliamo con il nostro ipod impostando repet sulla palylist “just cry, sad song”, pubblichiamo selfie dagli occhi gonfi e il trucco scomposto. 

Tutto è lecito, siamo senza filtri, non proviamo vergogna per le nostre lacrime, non difendiamo l’intimità di una rottura imbarazzante, ci umiliamo da soli perché è scomparsa l’arte del segreto e la bellezza del privato. Ma se la liberalizzazione dell’emozione può alle volte essere un bene, può aiutare il piacione pompato che ha imparato a contare solo per potersi vantare delle sue conquiste di una notte a riscoprire la sua umanità, per tutti noi uomini e donne emotivamente stabili, invece, l’apertura della frontiere del cuore non può che complicarci la vita.

Il dramma diventa la nuova droga delle nostre esistenze, è la botta di adrenalina più facile da trovare sul mercato, certi un vaffanculo e un cuore spezzato te lo regalano così, senza neanche chiedere qualcosa in cambio, spacciatori di fiducia ci inquinano l’umore giorno, dopo giorno, dopo giorno e a noi piace. 

Urliamo al mondo il nostro dolore, torturiamo gli amici con telefonate singhiozzate e ripetitive che per una volta devono essere tollerate, la nostra disperazione merita di essere ascoltata, ci crogioliamo come vampiri dentro una camera  dalle tende tirate che assomiglia più ad una cripta, ma cazzo stiamo male un week end di isolamento è obbligatorio come la modalità aereo sul cellulare, e non è per l'orgasmo che arriva quando il lunedì mattina whatsapp va in tilt e noi ci sentiamo improvvisamente più amati, più compresi, no è l'agonia a cui la nostra storiella fallita ci condanna a imporci azioni tanto drastiche. 

Ma mi sorge un dubbio e se volessimo solo storie da raccontare, se volessimo la guerra solo per la medaglia da reduci che viene dopo ?

E' tutta questione di buchi. Questo è innegabile. Siamo spaccati, crepati, rotti, lacerati e passiamo la vita a ricucirci,  come  il mondo dei social e la nostra voglia di comunicare in una combo micidiale continuano a ricordarci. Forse, però, scegliamo volutamente la misura sbagliata del cerotto e continuiamo a godere segretamente delle cazzate che in fondo ci riempiono la vita e le danno un senso, dimentichiamo che è tutto un gioco, anche l’amore non corrisposto, il rifiuto del secolo, lo stronzo di turno, la facilotta di sempre. Siamo cura e malattia. A seconda dell'umore, a seconda del bisogno, a seconda della moda. 








venerdì 7 febbraio 2014



Different Kind of Love 







Si tratta sempre di amore, di un tipo o di un altro. Ne ha bisogno. Ha bisogno di ammirazione, ha bisogno di intimità. E' l'amante romantico che alle sei di mattina corre alla stazione con un mazzo di rose perché è arrivata lei. Ognuna è il centro del mondo, una regina, purché non voglia nulla dal re, non chieda nulla. 



Artur Domoslawski. 














giovedì 6 febbraio 2014





Different Kind of Love








L'amore ha diritto di essere disonesto e bugiardo. 

Se è sincero.


                                                                   Marcello Marchesi. 


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martedì 4 febbraio 2014








Più di 10.000 adesioni in tre giorni. Il successo dell’omissione. Questo mr. XXX che cela sotto l’acronimo una combriccola di localari visti e rivisti, che da anni nauseano la vita notturna della capitale, ci ha fregato con il trucco più vecchio del mondo: insicurezza. 

“In amore vince chi fugge” e mica solo in amore, anche quel circo mondano, che si guadagna un pezzo della nostra vita, gioca alle stesse regole, il localaro non ti  sbatte in faccia la prevendita e tu te la vai a cercare. Manco avessero regalato pane e fica, fioccavano Giulia +7, Valerio +15, Matteo + tutti e qualche eversivo con un plus dorga, plus villalobos e via così. 

Un’opera di propaganda tanto fiacca abbinata ad un successo dai numerri tanto grande può essere spiegato solo con una ragione: siamo una città di gente annoiata, l’immagine di un po’ di musica in cui si ripete ridondantemente la stessa frase cucita sui bassi di una base commercialotta diffusa sottoterra, dentro un tunnel, non s’è ben capito, ed ecco a voi l’evento della stagione. 

Ma il fascino, la catacomba segreta se lo contende con l’unico dettaglio noto da subito: il dress code. Una valanga, minuziosa di prototipi di figure che appoggiate così l’una accanto all’altra non possono che suscitare imbarazzo e spingere l’immaginazione del lettore non in un sogno evocativo di una Roma bellissima seppur trasgressiva, ma nella formulazione ipotetica di quel momento in cui menti geniali della comitiva localara hanno ideato la loro strategia di marketing puntando un buon 50% sull’invenzione della maschera del “Colluso” come della più brillantemente riuscita maschera dell’ “Universitario”. 

E allora tutti in fila nel parcheggio SOTTERRANEO di Villa Borghese con le nostre prevendite, jeans sdruciti, maglietta bianca, All Stars, Clarks, Dr.Martens, dipende dal vostro branco d’appartenenza per poi lanciarci finalmente in un divertimento eccessivo in quello che non è altro che lo stesso scontatissimo e abusato locale di sempre. Ma questa è solo un’ipotesi.







 
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