venerdì 29 agosto 2014




Tutti vogliamo qualcosa da ricordare: giorni memorabili da raccontare per convincere e per convincerci che c’è qualcosa per cui vale la pena vivere. Avete visto, per caso, Manhattan di Woody Allen? Quando verso la fine del film depresso e abbattuto butta giù un elenco di 10 cose per cui vale la pena vivere ? Ecco lui ci mette in mezzo sinfonie dell’800, altre cose che non ricordo e il viso di Tracy, giovane, ingenua e bella da far male. Ci sta. Ma se chiedessi ad una romano tra i 20 e i 35 anni di tirarmi fuori 10 cose che lo rendono felice e a cui torna quando niente va come dovrebbe andare 8/10 mi risponderebbero Formentera.

Non ho dubbi. Non ho dubbi perché altrimenti non saprei spiegarmi l’accanimento con cui i miei concittadini difendono “la isla” ma soprattutto la devozione e la venerazione che le riservano anno dopo anno quasi fosse un paradiso in terra dove tutto è possibile. Una volta forse aveva un senso rifugiarsi in quelle spiagge bianche, guardare un tramonto che ti toglie il fiato con un coronita gelata in mano e respirare un po’ di libertà, di sana evasione: questo quello che dicono i nostalgici, quelli che 10 o addirittura 20 anni fa vivevano una Formentera ormai scomparsa.



Formentera è ora l’isola dei miracoli sociali e il palco perfetto per l’esibizionismo romano in trasferta dove lo sfigato con il rosario al collo, ghettizzato nella capitale, può sperare di svoltare la sua serata all’Ugly con una spocchiosetta di Roma nord con la r moscia che mai lo avrebbe degnato di uno sguardo, se non per demolirlo a colpi di snobbismo.

Lo spettacolo è meno elitario, più a buon mercato e accessibile, la scala sociale vacanziera è più semplice da risalire: basta fingere, nessuno si accorgerà del trucco. Puoi sedere da Chezz Gerdi e ordinare un fritturina in cassetta da postare su fb senza bisogno di giustificare la ristrettezza di quella cena a una portata perché guardandoti attorno troverai tanti tuoi simili da cancellare l’imbarazzo di quella sceneggiata. Puoi racimolare un paio di quelle che una volta erano belle donne e restituire loro un po’ di gloria momentanea e virtuale grazie ai filtri e a tagli fotografici da professionista, potrai costruire cartoline manipolate di quelle conquiste fiacche e diffonderle nell’etere per dimostrare a tutti i tuoi amici che ce l’hai fatta. Puoi simulare amicizie, collezionare numeri di gente ribattezzata a caso sulla tua rubrica, salutare i locali stagionali: pr, baristi, e categorie varie come fossero fratelli, ti sentirai di casa senza esserlo veramente e continuerai a fingere e a perderti il meglio.

Perdi il meglio quando basterebbe andare oltre il programma da villaggio valtur che ti ostini a seguire e concedere a “la isla” una possibilità: quella di sorprenderti.


Be free.

lunedì 25 agosto 2014










Moriamo. Moriamo. Moriamo ricchi di amanti e di tribù, di gusti che abbiamo inghiottito, di corpi che abbiamo penetrato risalendoli come fiumi, di paure in cui ci siamo nascosti come in questa caverna stregata. Voglio che tutto ciò resti inciso sul mio corpo. Siamo noi i veri paesi, non le frontiere tracciate sulle mappe con i nomi di uomini potenti.


Il paziente inglese

venerdì 22 agosto 2014





Una volta, una ragazza con cui stavo mi disse che assomigliavo un po' a Peter Gabriel, che non è proprio un cesso, no? Sono di altezza media, non magro, non grasso, niente sgradevole pelo in faccia, e mi tengo pulito, porto jeans, maglietta e giacca di cuoio più o meno sempre, tranne che in estate, quando lascio a casa la giacca di cuoio. Voto laburista. Ho una pila di telefilm in cassetta - Monthy Python, Fawlty to-wers, Citi citi e così via. Condivido quello che le femministe vanno dicendo, nella maggior parte dei casi, ma non quelle più radicali. 

Il mio genio, se posso dir così, consiste nel raccogliere tutta questa medietà in un insieme compatto. Potrei dire che ce n'è milioni come me, ma mentirei, davvero: un sacco di tipi hanno gusti musicali impeccabili, ma non leggono; un sacco di tipi leggono, ma sono dei ciccioni; un sacco di tipi approvano il femminismo, ma hanno delle stupidissime barbe; un sacco di tipi hanno il senso dell'umorismo di Woody Alien, ma gli somigliano anche fisicamente. Un sacco di tipi bevono troppo, un sacco di tipi fanno gli scemi quando sono al volante, a un sacco di tipi piace menare le mani, o metterla giù dura coi soldi, o si drogano. Io non faccio nessuna di queste cose, davvero; se piaccio alle donne non è per le virtù che ho, ma per i vizi che non ho. 

Alta Fedeltà
Nick Hornby 

giovedì 21 agosto 2014



Vi è mai capitato di vomitare ? Sentire l’urgenza, il fastidio e il bisogno di perdere qualcosa. Non puoi controllarti, l’istinto è più forte e ti guida: devi assecondare la malattia. Subire il disagio e la vergogna di quel riflesso involontario. Ecco a me la verità fa lo stesso effetto. Io so solo vomitarla. Sputarla addosso senza educazione, spiattellarla in modo maldestro, sbagliato, goffo. E poi il dispiacere mi assale, sovrasta il sollievo che dovrebbe arrivare, lo soffoca e lo vince.

La verità è per i santi, e noi siamo tutti peccatori. Disonesti e bugiardi davanti allo specchio ritroviamo la morale e votiamo la nostra anima nera alla sincerità per ferire, per armarci di quello che nessuno potrà mai chiamare cattiveria solo perché è vero.

Ma la verità non è per tutti, non è scontata, non è una scelta assoluta, non è sempre giusta e non va sempre detta. L’onestà sì quella non dovrebbe mancare mai, l’onestà è la coerenza con chi siamo e chi abbiamo deciso di essere.
Mentre noi siamo tutti compromessi, non sappiamo cosa raccontarci la sera, non sappiamo a cosa credere o cosa finiamo per inventarci per andare avanti, e allora se non sai essere onesto dovresti stare lontano anche dalla verità che perde dignità e diventa solo un’arma per distruggere, a volte per distruggerti.

Onesto sì. Sincero no.


martedì 19 agosto 2014






Un bacio a te.
Che brutta frase per chiudere un rapporto. L’orgoglio ferito, le speranze tradite, la puzza del fallimento nell’aria. Sì perché niente più che un amore mancato ci porta sull’orlo del precipizio, con niente alle spalle e tanta voglia di saltare, di perderci nell’oblio e smetterla di spaccarci la testa intorno alla stessa maledetta domanda: “Cosa ho sbagliato ?”

Nei momenti buoni mi risponderei niente, milioni di persone, miliardi di possibilità di incontrarci, scontrarci, amarci, prenderci per il culo, sfidarci, un flusso continuo, potente, che ci tiene vivi ma intermittenti. Perché questa è la vita. Accesa/Spenta. On/Off. Estasi/Smarrimento. Conquista/ Perdita.

Oggi che non è un buon momento mi rispondo che sì si sbaglia. Si sbaglia a scegliere la cosa giusta, a forzare gli incastri solo per la soddisfazione di far combaciare i pezzi anche solo per un momento e neanche tanto bene. Sbagli a volerti salvare, ad accontentarti della quiete solo perché sei rimasto colpito dalla tempesta, sbagli quando calcoli le probabilità di riuscita di una relazione invece di viverne i rischi a testa all’aria senza incoscienza ma anzi con la consapevolezza che solo il coraggio di rischiare può farti felice. 

L’amore non è una consolazione, non è un’ancora a cui aggrapparti. Non oggi, non ancora.


Be brave.
 
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