martedì 3 dicembre 2013






Ieri ho visto un film. Un film, una vita. 

E’ una storia sulla mediocrità, detto questo credo di aver implicitamente smontato tutti quelli che avrebbero voluto vedersi l’ultima ruota del carro. E invece è un bel film, uno di quello che riesce ad essere interessante anche senza essere drammatico, e non è da poco. Di solito i film con un po’ di senso sono venati di dolore, e si muovono su un piano più alto rispetto alla quotidianità. Questo no, è l’apoteosi della normalità, una vita qualsiasi quella di elio germano proiettata sulla struttura portante del film, il qualunquismo, l’italiano medio, il posto fisso, i soldi facili mai puliti, la ricerca della fortuna, il gioco del lotto, la corruzione, il clientelismo, il nuovo mondo della secondo repubblica, il cavaliere senza macchia. Eravamo noi, confusi nel dettaglio dei giorni del signor Marchetti. 


E’ un film intenso, non sfrutta i trucchi, manca la distrazione e l’oppio dell’artificio, solo cristallina purezza, una pellicola chiara che non calca la mano sul sentimentalismo, che non perde se stessa sul finale in cui il protagonista stravolto ricerca il suo ago nel pagliaio: non lo trova, e così doveva essere, perché questa è la vita, ti incula, ma mentre ti incula ti regala tanto, forse tutto. 


E poi la chiusa definitiva con il fotogramma fatto di lettere cubitali in cui si spiega il seguito senza immagine, “marchetti continua a vivere la sua vita a borgo pio…” ci rimango male, non ho mai sopportato quelle scritte rassicuranti e rivelatrici, se fosse stato davvero qualcosa di importante non l’avrebbero raccontato in due righe striminzite, avrebbero continuato a riprendere, allungato la sceneggiatura, poi arrivo leggere l’ultima riga “…e continua a pensare che dalla sua vita possa essere tratto un film”; mi torna il sorriso, perché la didascalia non spiega ma suggerisce. Ci vogliono dare una mano, ci pensano ottusi e tengono troppo al film per mandarne perduto il senso: la mediocrità è straordinaria, questo ci vogliono dire. 


La vita è sempre da film, non scordatevelo mai. Grazie Veronesi io me lo ero quasi dimenticato. 











domenica 3 novembre 2013


No non sono una stronza che ce l’ha con tutte le chiara-blogger del mondo, sono ahimè anche io una chiara e ho un destino nel nome, un destino e una maledizione. 

Un omonima come me deve distinguersi in qualche modo dall’eredità delle colleghe quindi non me ne vogliano le bellissime e ultrafashion blogger che iniziano per C e con tutte le altre lettere dell'alfabeto, il titolo non vuole essere polemico, è solo un gioco, come la vita e come tutto quello che davvero conta.

Allora, scagionatami da sola da accuse che forse non riceverò mai torniamo a lui, a questa pagina web, un’altra tra i milioni di migliaia che intasano il web... Perché? Perché inflazionare la rete con un altro diario ? L’altro giorno scorrevo la mia bacheca facebook e con sconcertante sorpresa ho realizzato che nel tempo la sua fisionomia era cambiata: sono solo io a scrivere in modo ossessivo, quotidiano, ingombrante, fb senza neanche accorgermene è diventato il mio blog. Ho snaturato la creatura di Zuckerberg e cosa più grave mi sono accorta di avere un bisogno sconfinato di scrivere e di comunicare, di dire chi sono e cosa penso e così eccomi qua ad inaugurare il mio spazio.












 
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