Stavo
leggendo un articolo su Vice (http://www.vice.com/it/read/il-self-branding-ha-gi-distrutto-milano-e-sta-per-distruggere-il-resto-d-italia) l’altro giorno, parlava della Milano dei creativi,
di un mercato competitivo ed elitario che, forse per questo, resiste nonostante
il decesso di questa Italia stanca e
consumata.
La
fauna raccolta dentro i confini di questo luogo protetto, oasi felice e
prolifera, sopravvive come può, lotta per mantenere uno status di benessere e
privilegio minacciato dai tempi e dall’incapacità di reazione di chi è appena
fuori il muro di cinta. Sopravvivono perché hanno cambiato le regole invece di
seguirle: si vendono. Smerciano se stessi e costruiscono categorie di valore
nuove. Sali o scendi non per quello che produci ma per chi conosci, la tua
forza è il tuo network e il numero di mani strette che hai collezionato negli
anni; mentre la tua bravura è tutta nel saper mantenere quel tessuto instabile
intrecciato su favori e favoritismi.
Ma
mi chiedo è Milano o è il mondo di ogni comunità, piccola o grande che sia,
nordica o meno? Sono le nostre generazioni giovani a rincorrere questi nuovi
skills, che poi come lo scrivi questo su un cv ? Ma cosa ancora più importante:
è questo che davvero conta ?
Lo
chiamano Personal Branding che da pratica dei creativi è poi migrata in
territori meno riconoscibili, nelle terre desolate dei fancazzisti e
nullafacenti con un talento per la chiacchiera da comare colorato da un
discreto umorismo e un atavico legame con le masse dai grandi numeri. Queste
eccellenze raccolgono seguito a colpi di selfie e attraverso le pagine dei loro
blog sgrammaticati che faticano a comporre in italiano figuriamoci nell’inglese
partorito da Google translate. Non hanno niente da raccontare eppure scrivono,
non hanno la più pallida idea della differenza tra un grandangolo e un teleobbiettivo
eppure fotografano. Lavorano instancabilmente indossando brand sfigati,
bracciali da omaggio del ristorante cinese e magliette da tronisti solo per
portare a casa un’altra sponsorizzazione, scroccare un altro viaggio, magari
addirittura uno shooting per una pubblicità.
L’italiano
medio ha fagocitato le prassi del potere e le ha fatte proprie, il clientelismo
che è la piaga delle nostre amministrazioni e della conduzione di questo Paese
ha sceso i gradini del potere e si è prestato a noi, gente comune. Una manciata
di like è la distanza che ci separa dal successo e dalla corte che per ammirazione o deferenza
svilupperà una dipendenza e tu, ormai nell’olimpo delle celebrity selfmade avrai
crediti da riscattare e spendere per salire sempre più in alto, magari schiacciando
chi qualche valore aggiunto a questo paese avrebbe voluto darlo. Ma come
cantava qualcuno qualche tempo fa “godetevi il successo, godete finchè dura,
che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura.”
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